L’indirizzo è sempre il solito, nella centralissima via Boncompagni al numero 83. Lo chef – fortunatamente – pure.
Ciò che è cambiato è l’ambiente, ora più disteso, e la linea gastronomica. Che ha un’impostazione meno sofisticata, meno estrema che in precedenza, ma altrettanto raffinata – e ciò che più conta – del pari godibile. Del resto, come da citazione di Lavoisier presente nel sito quasi come motto della Casa, "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma"…
Da Otto e mezzo (del quale la Guida ai ristoranti del Carbonara Club aveva tessuto le lodi nella sezione Prime impressioni) all’odierna Osteria Boncompagni il passaggio quindi non ha comportato una rinuncia qualitativa, una limitazione del gusto, ma una semplificazione generale, con una riduzione dei costi che di questi tempi non guasta affatto.
La base della cucina di Andrea Quaranta – formato presso Andrea Giuda Ballerino Fusco e all’opera sin dall’inizio dell’avventura Otto e mezzo – ieri come oggi è innanzitutto una notevole sapienza tecnica. Che permette al nostro di volare alto anche solo con i classici piatti della cucina romana, comunque rivisti e corretti con occhio moderno e sapiente. Per gli amanti del genere, insomma, qui c’è da leccarsi i baffi, a pranzo come a cena.
Inutile specificare che il piatto forte – è davvero il caso di dire – è costituito dai primi, disponibili in tutte le declinazioni tradizionali (pomodoro e basilico, amatriciana, gricia, ajo e ojo, e naturalmente carbonara, ma anche soluzioni un po’ più ardite come alici, zucchine e pan grattato oppure moscardini e broccoletti), ma anche antipasti e secondi – fra tradizione e non – contribuiscono alla soddisfazione finale.
Da segnalare pure la possibilità di optare per varie preparazioni con la pasta fresca, una cura speciale per qualche piatto di baccalà, e dolci perfetti per chiudere in bellezza.
Servizio informale, premuroso e gentile, carta dei vini non stratosferica ma con scelta più che adeguata alla situazione, e anche qualche bottiglia – vivaddio – a prezzi calmierati.
Conto da trattoria onesta, soddisfazione da scoperta gastronomica: in due parole, un’osteria d’autore