Sapevamo che la carbonara è la regina del comfort food, un piatto che dà gioia anche solo a nominarla. Grazie a un film, scopriamo anche che può essere una maniera per aiutare le persone…
Diretto da Simone Godano, Marilyn ha gli occhi neri è un film del 2021 con Stefano Accorsi e Miriam Leone che interpretano rispettivamente i personaggi di Diego (un ex cuoco) e Clara (una mitomane), ospiti di un centro diurno di riabilitazione per persone disturbate.
Un quarto d’ora dopo l’inizio, lo psichiatra Paris, che ha in cura tutti gli ospiti, un giorno decide di far funzionare il laboratorio di cucina della struttura – usato abitualmente a scopo terapeutico – in un ristorante sui generis, con Diego come chef e gli altri come aiutanti, per offrire il pranzo agli anziani del quartiere. Diego accetta l’incarico, ma vuole tenere fede alla sua filosofia personale: si cucina un piatto solo. Indovinate un po’? Sì, Diego sceglie la carbonara!
Naturalmente durante la preparazione, secondo Diego, accade l’irreparabile, ovvero uno degli ospiti ha buttato più pasta del necessario. Lo chef assaggia il risultato, e lo boccia perché ritiene che il condimento sia poco per la qualità di pasta. Alla fine, decide di buttare tutta la carbonara direttamente nella pattumiera.
Allibita, Clara recupera un po’ di carbonara, la assaggia e fa assaggiare ai suoi “colleghi”: tutti la trovano ottima. Il passo successivo mostra Clara che recupera tutta la pasta, che poi viene portata a tavola per gli anziani.
Il resto del film è comunque in linea con il concetto di “cucina terapeutica” e “ristorazione sui generis”, e lo svolgimento non è privo dl qualche colpo di scena apparentemente surreale (ma, tutto sommato, verosimile)… non vogliamo rivelare di più, lasciandovi il piacere della scoperta; qui riportiamo comunque i momenti precisi per quello che riguarda le citazioni della carbonara.
Paris: “Scusate l’intrusione. Avrei invitato gli anziani della bocciofila qui davanti per pranzo… ci preparate un piatto di pasta? Diego, lei è un cuoco, no? Pensa che sia possibile? Ce la farete?
Diego sembra titubare. Allora interviene Clara: “Certo che ce la facciamo, Paris”.
“Ottimo, allora li chiamo. Siamo in dieci. Credo che in cucina ci sia tutto l’occorrente per fare una carbonara, che andrà benissimo… ci vediamo dopo, grazie”. Conclude.
Diego rompe le uova in una boule. Si rivolge a Clara, che lo “pressa” “Scusa, ti dispiace per favore, eh” dice Diego, che poi aggiunge “No, non ce la faccio a lavorare così, io, ho bisogno di un po’ di spazio.. io ho delle regole precise… io così non ce la faccio a lavorare così… guarda… ho detto striscette, mi fai i cubetti!” rivolto ad uno degli “aiutanti”, Armando, che replica: “Non cubetti, sono striscette corte, guarda prima di lamentarti!”
“Versa vera, va! Che è meglio, va!” continua Diego “Lasciami un po’ d’acqua, per favore”
Interviene Clara “Che posto assegnamo, eh?”
“Aspetta, non toccare niente, per favore”, risponde Diego, che poi si rivolge allo stesso aiutante che nel frattempo ha scolato la pasta (mezze maniche, ad occhio, in padella): “Quanta pasta hai messo?”
“Ottocento!”
“T’avevo detto, non più di seicento, t’avevo detto… è troppa, è chiaramente troppa…”
“No, è giusta”
“è arrivato…lo chef !”(ironico)
A questo punto Diego salta la pasta in padella poi la assaggia e la butta nella pattumiera.
“Fa schifo… fa schifo… c’è poco condimento per tutta questa pasta.. fa schifo… fa schifo… voi mi dovete lasciare in pace… io così non ci riesco”.
Clara assaggia la pasta togliendola dalla pattumiera: “è buonissima…”
“Fa schifo, fa schifo”.
“No, è buonissima… “.
“Fa schifo”.
“Uno pensa che non sei capace… invece ha fatto una cavolo di carbonara… assaggia” conclude Chiara cercando di far assaggiare la pasta ai vari “colleghi”, finché cede alle lusinghe Gina, che sollecitata da Clara (“Ve’… dai, diglielo”) conferma “è buonissima”.
Clara ne mangia un altro po’, commentando “è veramente buona” mentre inizia a recuperare la pasta per servirla.
A un’ora dall’inizio, quando viene presa la decisione da Clara e Dario di aprire il ristorante, quest’ultimo, fra l’altro, dice “Io vorrei comunicare con.. la carbonara, un piatto romano…” ma non si riesce a sentire il termine della frase, perché arriva la voce di Clara fuori campo.
All’incirca a 40 minuti dalla fine, primo piano su un tavolo di commensali di quello che nel frattempo è diventato un ristorante di moda, aperto al pubblico, con il capotavola che afferma: “Direi… carbonara per tutti!”