In un programma con una puntata dedicata al mondo del cibo, poteva mancare una citazione “carbonara”?
“L’universo è composto da almeno quattro dimensioni, le tre dello spazio, e quella del tempo. A queste va aggiunta una Quinta Dimensione, quella della conoscenza, della curiosità, della capacità di osservare e indagare la natura per anticipare le sfide del futuro. In altre parole, quella che ci rende unici tra gli esseri viventi, che ci rende umani e che Barbara Gallavotti ci aiuterà a conoscere con i suoi documentari…”
Con questo testo, RAI introduce il programma Quinta dimensione, in onda il sabato in seconda serata su RAI3.
La puntata del 29 aprile scorso, la terza della serie, ha un titolo che dice tutto: “ Cibo tra salute e cultura”. Un servizio, lungo quasi due ore, in cui in effetti sono analizzati tantissimi aspetti del cibo, al punto che suggeriamo – a chi avesse perso la diretta – di recuperare la trasmissione su RAI play.
In ogni caso, ad un’ora e dieci circa dall’inizio della puntata, si inizia a parlare specificatamente di pasta, dapprima raccontando le ipotesi della sua “invenzione”, o meglio della sua introduzione in Italia, perché sia stato necessario aspettare il secolo scorso per pensare alla pasta come il cibo con cui tutti ci identifichiamo, la storia di vari ingredienti arrivati da lontano, ed altro.
A sorpresa, accompagnato da belle immagini, arriva poi il momento – unico di tutta la trasmissione – in cui si pone l’accento su una ricetta, ed in particolare sulla nostra amata carbonara. Ecco quanto abbiamo ascoltato:
“Una delle tradizioni alimentari italiane più recenti è probabilmente lei, la carbonara… La sua consacrazione può essere fatta coincidere con l’uscita del ricettario di Luigi Carnacina, La grande cucina, nel 1960, in cui per la prima volta si parla di guanciale e non di pancetta”.
In ogni caso, per quello che riguarda in generale l’aspetto “salute” dell’alimentazione, si sostiene – giustamente – di evitare diete “fai da te” e simili, e di cercare invece di mangiare un po’ di tutto, ma in dosi “giuste”, senza esagerare…