Un’intervista recentemente pubblicata su La Repubblica, a firma Guido Barenson, fa luce sul rapporto fra Renzo Arbore – Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana di fresca nomina – e il cibo. Con qualche sorpresa
Quando pensiamo a Renzo Arbore, personaggio impegnato a tutto tondo fra radio e tv, fra cinema e musica, e molto altro, la mente in primis corre ai tanti programmi di successo, o magari alle sue canzoni. Da qualche giorno, Arbore è molto di più, dato che – Grand’Ufficiale dal 1992 – è stato nominato Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Mattarella.
Un riconoscimento prestigioso e certamente meritato, non solo per l’artista ma anche per l’uomo, da tempo fra le altre cose anche testimonial e attivo sostenitore della Lega del Filo d’Oro.
Stavolta però, prendendo spunto da quanto pubblicato su La Repubblica il 13 dicembre us, in un’intervista di Guido Barenson, vogliamo scoprire l’Arbore-pensiero in tema ‘cibo’. In sostanza, in questa intervista Arbore manifesta una grande passione per ingredienti e ricette della ’sua’ Puglia (è nato a Foggia), ma è anche molto vicino alla cucina napoletana. Napoli, del resto, è uno dei suoi amori: lo testimonia ad esempio la fondazione, giusto trenta anni fa, de L’orchestra italiana, nata per la valorizzazione della canzone napoletana classica.
Interessante segnalare che, durante l’intervista, Arbore non si limita a citare gli ingredienti, o i piatti preferiti, ma ama approfondire verbalmente i tanti aspetti legati ad un alimento o ad una ricetta. Inoltre, scopriamo che se la cava anche in cucina e che è appassionato di piatti tradizionali, ed in particolare di quelli della cucina popolare, del quinto quarto…
In ogni caso, della terra natale Arbore adora i lampascioni, e i cardoncelli, e in generale le straordinarie verdure locali, i piatti semplici e poveri come pane raffermo, patate, rucola, peperoncino, alloro, olio, oppure le preparazioni classiche come le orecchiette con le cime di rapa, la tiella riso, patate e cozze, o ancora il purè di fave e cicoria”.
In quanto alla sua anima partenopea, Arbore non nasconde l’amore per lo street food, per la pasta alla genovese, per il gattò di patate (per il quale racconta la ‘sua’ ricetta doc), e confessa che la sua debolezza è un bel piatto di linguine con le cozze, con l’olio extravergine nella proporzione idonea ad accompagnare la pasta, che “deve scivolare in bocca”.
Puglia, Campania, ma per quello che riguarda il Lazio, visto che Arbore è di base a Roma? “A Roma mangio la Carbonara, che è sempre una scommessa, mi piace moltissimo l’abbacchio, i rigatoni con la pajata, cacio e pepe…” la risposta con cui si chiude in pratica l’intervista, che consente di approfondire la conoscenza – da un punto di vista inedito, e non banale – di un personaggio molto amato.