Enrico Vanzina è senza dubbio un carbonaro "doc". Lo sappiamo perché nei suoi film spesso e volentieri ci infila il nostro piatto preferito (che probabilmente è anche il suo). Prova ne sia la citazione nella commedia Torno indietro e cambio vita, pubblicata pochi giorni fa (vedi qui la notizia)
Recentemente poi, nella rubrica quotidiana che tiene sul Messaggero ("Che ci faccio io qui?") ha pubblicato una gustosa (ma dolceamara) riflessione dal titolo "Se le star di Hollywood adorano la carbonara", che vorremmo qui riproporvi nei suoi passaggi salienti
L’inizio è da vero disaster movie: "Roma, malgrado il suo naufragio inarrestabile – buche, spazzatura, mezzi pubblici allo sbando, mancanza di progettualità, una capitale praticamente commissariata per insipienza – resta comunque la meta favorita delle grandi star hollywoodiane. Dopo vari kolossal (Ocean’s twelve, Ben Hur, 007 Spectre) è attualmente il set di altre grandi produzioni americane (Ridley Scoot e Danny Boyle)"
E fin qui – drammi capitolini a parte – più o meno tutto bene. Non saranno tornati i fasti della Hollywood sul Tevere, ma insomma ce la battiamo. E invece no, incalza Vanzina: non è più la storia o l’arte ad attirare in città questi big del cinema, ma la cucina. "Se andiamo a scavare le piccole epopee di queste star a Roma – scrive – viene fuori che tutto è legato al cibo. Alle trattorie dove si mangia cacio e pepe. Come dire: questi mostri sacri vengono a Roma non tanto per la Cappella Sistina o per il Colosseo, ma per magna’ la pasta"
E ancora: "Ne avevamo avuto sentore già qualche anno fa quando Woody Allen (il mio idolo) venne a girare a Roma il suo To Rome with love (nella foto). Restò diversi mesi e ogni giorno, sulle pagine della cronaca social, veniva pubblicata una sua foto tra cuochi, camerieri, osti e proprietari di ristoranti. Una galleria di immagini abbastanza malinconiche nelle quali uno degli uomini più geniali, spiritosi e intelligenti del pianeta era ostaggio della amatriciana, dei saltimbocca e dei carciofi alla giudia. (…) Resta il fatto che tutte quelle abboffate romanesche hanno appesantito Woody il quale, qui a Roma, ha girato forse il suo film più brutto"
Ma come, direte voi? Andiamo tanto fieri della nostra cucina, che è famosa in tutto il mondo e ora stiamo qui a fare questi sterili distinguo? Non è questo il punto, direbbe Vanzina, che è romano e carbonaro fuor di ogni dubbio. "Roma per Hollywood è un assoluto tour gastronomico. (…) Dobbiamo rassegnarci a questa verità culinaria. Inutile stare qui a dannarci per trovare strategie di marketing con le quali rilanciare Roma attraverso siti storici, musei, opere d’arte imperdibili. Agli americani piace la carbonara. Punto e a capo. Quindi, attrezziamoci per mandare negli Usa non Sorrentino, non Sgarbi, non il maestro Muti, a tenere alta la bandiera della nostra cultura, ma piuttosto quelli di MasterChef a reclamizzare la gricia"
Parole amare, che possono essere condivise o meno, ma comunque gettano un sasso nello stagno. E voi che ne pensate? Dobbiamo andare fieri dei nostri vanti culinari o dovremmo stare attenti anche ai primati perduti, alle bellezze trasandate, a un’immagine internazionale ormai logora e svilita? Attendiamo i vostri pareri…